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Capitolo 31

Luna piena

Erano in trappola.

In quella stanza non c’era niente che avrebbero potuto usare a loro vantaggio.

Anzi non c’era quasi niente da poter usare a dirla tutta.

Più esaminava quella stanza vuota, più la testa si riempiva di panico e ansia. Sulle mura si sentiva uno strano olezzo di sangue rappreso, i cui residui erano strisciati sulle pareti, come violente pennellate di un macabro dipinto di morte e tortura che aveva lasciato macchie indelebili sulla tela. L’unica finestra presente, sola fonte di luce in quell’ambiente spoglio e cupo, era bloccata da sbarre di metallo impossibili da oltrepassare.

Un rumore metallico e freddo attirò la sua attenzione. Sollevò lo sguardo al soffitto quasi speranzoso, ma trovò solo due catene penzolanti, saldate ad anelli parzialmente arrugginiti. Sebbene il loro utilizzo fosse alquanto palese, in quel momento non aveva tempo di considerare a cosa servissero. E soprattutto non aveva voglia di scoprirlo.

Vi erano dei ceppi lasciati ad arrugginire sul pavimento e degli anelli circolari vuoti montati sulle pareti.

Per quanto il suo sguardo vagasse da una parte all’altra, alla disperata ricerca anche solo di un’ispirazione, o un’idea, non vi era nient’altro che il nulla assoluto.

La porta di metallo non aveva aperture, né serrature, nemmeno un minuscolo spiraglio, precludendo persino ogni speranza, che si assottigliava ogni minuto che trascorreva.

Era in trappola.

Osservò i compagni rinchiusi con lui.

Ermac, Hinta, Tahera, il principe Gadber, Sahid, maestra Sofia, Tael della luna, Darwha della rovina e Vej No Reh.

Ormai ne era certo, chiunque fosse la spia che cercava di mettergli i bastoni tra le ruote, era lì con lui, poiché nessun altro sapeva quando sarebbero arrivati al varco Rikan, né tantomeno a quale ingresso li avrebbero fermati. Avrebbe sospettato persino di una trappola di Dama Amira Marleh, però perché mai attirarlo in un inganno? Non aveva avuto mai alcuna relazione con lei e non vedeva il motivo per catturarlo. Ma l’indizio che la scagionava era la certezza che il carico di armi fosse stato nascosto bene, quindi chiunque aveva parlato, era lì e sapeva in modo estremamente dettagliato ciò che avevano fatto. Con quell’atto aveva cominciato ad agire in maniera più incisiva contro di lui e il suo operato e molto probabilmente era la stessa persona che aveva avvertito gli egriliani a Sermanbad, collaborato con il nemico a Taarbiz e adesso li aveva intrappolati.

Per cui solo due domande dovevano essere risposte.

Chi ha parlato? E come ha fatto ad avvertire il nemico senza che io me ne accorgessi?

«Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui...» farfugliò Ermac, guardandosi attorno e annusando l’aria con circospezione.

Hinta sbuffò irritata «E che vorresti fare? Siamo chiusi qua dentro, se non te ne fossi accorto! Siamo senza armi e circondati da soldati armati fino ai denti!»

Ermac non la degnò neanche di uno sguardo «Intanto tacere sarebbe molto più utile di dire certe castronerie, soprattutto perché nessuno ti ha chiesto niente...» Cominciò a trafficare con le catene, le annusò e arricciò il naso, ritraendosi per il pungente odoraccio di metallo e ruggine che gli aveva appestato le narici. Poi si appiattì alla parete e tese l’orecchio triangolare in concentrazione «Vej... sento qualcosa... mi dai una mano?»

La segnata accorse e si appiattì anche lei alla parete, tendendo l’orecchio sommerso dai lunghi e fluenti capelli. Fece una smorfia contrariata e scosse la testa «Mi spiace Ermac... ma questi sono passi. Probabilmente sono le guardie...»

Ermac fece una smorfia delusa «E non potrebbe essere qualcuno che sta usando qualche passaggio segreto nascosto qui tra le pareti?» e prese a picchiettare sulle mura.

Darwha sbuffò sprezzante e rise «Ah! I famosi passaggi segreti che i costruttori mettono per far scappare i prigionieri... come abbiamo fatto a non pensarci?»

«Almeno io ci provo a fare qualcos’altro oltre che il buffone!» ribatté stizzito lo statico che poi osservò Vej speranzoso «Allora?»

Ma la bactriana sospirò e scosse la testa «Mi spiace piccolo Ermac... ma l’Alto Protettore Darwha ha ragione. È alquanto improbabile che abbiano nascosto un passaggio segreto qui dentro. Vedi?» e batté sul muro generando un tonfo sordo «La pietra è solida e spessa. È impossibile che nasconda qualcosa al suo interno, se non altra calce...»

Ermac grugnì, mettendosi una mano davanti alle labbra «Uhm... io non mi arrendo... Ci dev’essere un modo per uscire...»

Sahid osservò la finestra «Ah... peccato per quelle sbarre! Altrimenti potrei sgusciare all’esterno e chiamare aiuto!»

Tahera scosse la testa esasperata «Ma che dici? Non hai visto che l’intero edificio è sorvegliato? È come ha detto Lord Darwha... cioè... messer Darwha...» si corresse con imbarazzo «Sono più di noi e armati, se andrai là fuori, verrai ammazzato in un baleno! Quindi è meglio se lasci perdere...»

«Sì, ma visto che comunque verremo uccisi, tanto vale fare un tentativo, non è vero Gades?» ribatté il pajiano.

Gades trasalì «Ah... ehm... ecco...»

Tahera mise le mani ai fianchi «Non coinvolgere sua grazia in questa tua idea bislacca! Non fare il bambino e prenditi le tue responsabilità! Se vai là fuori, finirai solo per essere catturato inutilmente!»

Darwha concordò «Dama Tahera ha ragione. In situazioni come questa è meglio pazientare e sperare in un’occasione futura, sempre se ce ne saranno...» e giochicchiò con il gioiello con nervosismo.

«Ah! Voi raqiani siete delle pappemolli! Subito vi arrendete alla prima cosa storta! E passate le giornate a discutere e frignare! Siete più lagnosi di mia sorella Lucia che ha dieci anni!» protestò apertamente Ermac.

Darwha gli rise in faccia «Ah ah ah! Avanti, cagnetto bello! Allora mostraci come si comporta un vero eroe e salvaci e io cambierò idea. Ma fino ad allora, preferisco tenere sotto controllo la situazione, prima di mettere a repentaglio la vita di un mio compagno in un azzardo che non porterà alcun vantaggio. Sai com’è... a differenza tua, preferisco mantenere in vita Sahid, in modo che possa realmente mostrare il suo valore, piuttosto che metterlo in pericolo inutilmente per un capriccio!»

Hinta annuì «È vero! Capisco che voglia uscire, come tutti noi, ma il tuo comportamento è davvero irresponsabile!»

Ermac ribatté furioso «Guarda che anche io ci tengo a Sahid! È un mio amico! E vi ricordo che se siamo qui, è anche per colpa vostra che siete stati così incapaci da non saper nascondere bene neanche il carico!»

«E vorresti riparare un errore con un altro ancora più grosso? Ottima decisione...» lo punzecchiò Darwha.

Ermac perse le staffe «No! Voglio solo cercare un modo per uscire di qui! È così difficile da capire?»

L’Alto Protettore lo rimbeccò «E allora mantieni la calma e rimani in attesa. Anche se Sahid riuscisse a uscire, chi andrebbe a chiamare? Gli altri dell’esercito sotto stretta sorveglianza? Sicuramente sono tenuti in ostaggio anche loro. Meglio rimanere in attesa e vedere il da farsi» lo redarguì il bake con decisione, con Tahera e Hinta che annuivano convinte. Hinta tra l’altro aggiunse «Messer Darwha ha ragione, se Sahid venisse catturato, non solo lui pagherebbe le conseguenze più dure, magari con torture fisiche e quant’altro, ma scateneremmo anche le ire dei nostri carcerieri che se la prenderanno con noi! E io non ho alcuna intenzione di morire in una tortuosa e lenta agonia!» esclamò con il muso all’insù.

Il principe Gadber mise le mani dietro la nuca «Però non possiamo rimanere qui con le mani in mano... qualcuno dovrà pur far qualcosa... di certo non possiamo solo sperare che non se la prendano troppo con noi...»

Sahid annuì con convinzione «Infatti! È proprio per questo che voglio dare il mio contributo! Non sono mica così svampito da farmi catturare dal primo che passa! Vi ricordo che sono un guerriero scelto da Lord Zareha in persona, mica l’ultimo dei fessi!»

Tael alzò la mano «Fermi tutti! Basta così! Questo litigio mi sta facendo venire un gran mal di testa! Stare qui a discutere, non serve assolutamente a nulla! Io propongo di lasciar scegliere a sua grazia e rimetterci al suo giudizio.»

Darwha ghignò malevolo «Finalmente un’idea sensata! In questa conversazione mancavano...» e scoccò un’occhiata malevolmente divertita verso Ermac, che ribatté «Esatto, Gades! Di’ a questo bellimbusto che è meglio rischiare, piuttosto che farsi crescere le ragnatele come i vigliacchi!»

Gades osservò i due schieramenti di cui aveva gli occhi di tutti addosso. Rimase pensieroso per un po’. A dir la verità... hanno entrambi ragione. Rimanere qui... non è consigliabile, ma non credo sia davvero realistico fuggire... ma se Sahid davvero riuscisse a sfuggire alle guardie? Vide il segnato rivolgergli un largo sorriso, che a Gades gli diede proprio l’idea dello scemo del villaggio. «Sahid... davvero te la senti di correre questo rischio?»

Sahid si mise sull’attenti «Certamente Gades! Per te supererei ogni ostacolo, persino la fine del mondo! Sarò più affidabile di un marito in viaggio di nozze sorvegliato da sua cognata! Per cui non temere!»

Ma dove cavolo le trova queste figure retoriche ridicole? pensò orripilato Gades, mentre un risolino serpeggiava tra il resto della squadra, eccetto Tael che mantenne un’espressione stoica e Hinta che si ostinava a trattenersi, neanche fosse una pentola a pressione.

Il principe Gadber sghignazzò «Eh beh... dopo questa dichiarazione d’amore, è impresa fatta ih ih ih...»

Gades mise il pollice e l’indice all’attaccatura del naso «D’accordo, Sahid.... Allora faremo così. Romperemo le sbarre della finestra, dopodiché ti aiuteremo a uscire fuori. Cerca di trovare l’uscita e avverti l’esercito. Se le cose dovessero andare male, oppure l’esercito è sotto sorveglianza, fuggi verso il confine di Hassak, chiama mia sorella Mihar e spiegale la situazione. Tutto chiaro?»

Sahid fece il cenno di saluto «Certamente Gades! Faccio subito, anzi prima di subito, anzi non riuscirai nemmeno a finire l’ordine che l’ho già eseguito...»

Mi sono già pentito della decisione... «Darwha... distruggi le sbarre. Ermac, Gadber, prepariamoci, che aiuteremo Sahid a uscire...»

Il principe Gadber spalancò la bocca «Cosa? E perché io?»

Tahera sollevò un sopracciglio «Scusa, ma non eri tu prima ad aver detto che qualcuno doveva fare qualcosa?»

«Sì, qualcuno, mica io!» protestò il segnato «E perché non vi può aiutare Darwha che è più forte e alto di me?»

«Perché quando Darwha avrà finito, sarà sopraffatto dalla reazione e noi dobbiamo muoverci, visto che stiamo cercando di non farci scoprire...» lo rispose laconico Gades, poi riprese la spiegazione «Hinta... preparati a creare delle sbarre di roccia e tu, Tael, visto che sei una rischiaratrice, preparati a colorare le sbarre di roccia che preparerà Hinta in modo che sembrino di metallo almeno alla vista.»

Le due donne fecero una riverenza «Sì vostra grazia» dissero all’unisono.

«Bene, allora procediamo. Darwha...?»

L’Alto Protettore fece un inchino e compì un atletico balzo in alto, si appese alle sbarre e sussurrò:

Tempo erode

ben più della ruggine

Rovina metallo

Dalle sue mani fuoriuscì un’onda nera che ricoprì di bolle scoppiettanti e ribollenti la superficie di metallo. A poco a poco le bolle scoppiarono una dopo l’altra, mangiando il rivestimento di metallo alla stessa maniera in cui un nugolo di cavallette divora una piantagione. Quanto più l’onda si espandeva, quanto più divorava metallo. Il rivestimento si polverizzò, lasciando dietro di sé solo una scia di frammenti grigi microscopici come coriandoli macabri lanciati in una triste parata. In poco tempo le sbarre grigio-nerastre furono circondate dal color ramato della ruggine, erodendosi come un corpo scuoiato vivo che rivela l’osso sotto lo strato sanguinante della carne e dei nervi. Sembrava corroso da decine di secoli di incuria. Quando ormai la ruggine aveva divorato per intero le sbarre, l’Alto Protettore ripiegò le braccia su di sé, incrociandole e strattonò con forza, spezzando in mille pezzi quei residui rimasti di metallo distrutto e decomposto. Darwha fece un sorriso soddisfatto, osservò il gioiello che aveva al collo che pulsava di una sinistra luce rossa. Sangue cominciò a colargli dai denti, si ripulì con la manica, senza dire una parola, dopodiché si distese per terra, con le braccia sulle ginocchia e il capo chino tra le braccia.

«Ottimo lavoro Darwha, procediamo...» si complimentò il principe.

Gades, il principe Gadber ed Ermac si posero sotto la finestra, uno sull’altro a formare una piramide umana. Gades che era il più basso tra i tre, si sollevò sulle spalle del fratello, mentre il principe Gadber ed Ermac fecero da base, dopodiché giunse Sahid. «Allora buona fortuna...» gli augurò Ermac, mentre si appendeva a lui.

«Ah! Di quella non avrò bisogno senz’altro!» rispose Sahid gonfiando il petto «Noi soldati delle truppe del Sole Morente...»

«Ti sbrighi?» lo richiamò sua sorella. Sahid sbuffò e mise un piede sulle mani congiunte di Ermac e del principe Gadber, si tirò su e Gades gli diede una mano a salire più in alto. Il segnato si diede lo slancio e si mise con un piede sulla spalla di Gades, mettendogli la mano sulla testa, attirandosi un’occhiataccia del principe raqiano. Sahid provò a issarsi, ma rimase a pochi centimetri dalla finestra, sfiorandola con la punta delle dita «Non ci arrivo... spingetemi più avanti!» borbottò il segnato.

Gades che si sentiva sprofondare, diede una spinta, ma questo fece traballare la base che si reclinò all’indietro. «La piantate di amoreggiare là sopra? Siete pesanti nel caso non lo sapeste...» sbottò Ermac e piegò le ginocchia per rimanere più stabile.

Sahid si appese ai capelli di Gades, tirandoglieli «Ahia... Dannazione Sahid...» il segnato tirò fuori la lingua al lato delle labbra per aumentare la sua concentrazione «Un altro po’... che non ci arrivo...» si diede uno slancio e rimase appeso alla finestra «Ecco... ci sono...»

La porta si aprì.

D’improvviso una severa voce allarmata esclamò «Ma che state combinando?!»

Oh per il sacro Naar... ci hanno scoperti!

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